Camminare a New York sotto le mille luci del Natale, che sogno! Arianna è riuscita a realizzarlo, preparando le sue gambe con tanta cura. Anche tu, #ContaSulleTueGambe.

Non ci volevo credere finché non ho avuto i biglietti in mano. Finché mio marito Stefano non ha pronunciato quella frase attesa da una vita: “Arianna, preparati: per Natale andiamo a New York!”

 

Era il nostro sogno da sempre: una magica, fiabesca, romantica vacanza nella città più natalizia del mondo, a camminare sulla Fifth Avenue mano nella mano, con il fiato che diventa fumo, le vetrine decorate e le mille luci della città che si riflettono sull’asfalto.

 

Del resto… siamo tutti un po’ newyorkesi, sappiamo tutto di questa città favolosa da quando siamo ragazzini, attraverso i film, le immagini televisive, i dischi, i romanzi, persino i racconti di qualche parente emigrato in tempi non troppo lontani. Da Woody Allen a Sex and the City, passando per Friends o Colazione da Tiffany, non c’è città che sia stata celebrata in modo altrettanto potente e suggestivo. E volare a New York anche solo per qualche giorno, significa poter assaggiare un po’ del suo gusto inconfondibile e sentirsi parte di un eccitante microcosmo.

 

E così eccoci qui, finalmente New York!

 

Un tipico taxi newyorkese, “Yellow Cab”, ricoperto di neve. Che Natale a New York sarebbe, senza la neve 🙂 

 

Sono stati giorni di puro godimento

Nella nostra vacanza a New York non ci siamo fatti mancare nulla di ciò che un italiano innamorato della Grande Mela può sperare di fare e vedere nella città dei suoi sogni, nel momento in cui diventa davvero magica anche per i suoi abitanti: a Natale!

 

Manhattan si è rivelata un tripudio di luci, colori, eventi, mercatini, mostre e spettacoli di ogni tipo. L’albero decorato e illuminato a Rockefeller Plaza ci ha lasciati senza fiato, così come le vetrine delle vie dello shopping – dalla 34ma strada alla Fifth Avenue fino al quartiere glamour di Soho – per non parlare del fascino un po’ retrò del Greenwich Village con i suoi palazzi eleganti, i raffinati caffè e le caratteristiche scale antincendio che decorano le facciate delle case.

 

A Natale Manhattan si veste a festa: ecco una decorazione gigante al numero 1251 di Sixth Avenue.

 

E poi i musei, ah i musei! Solo MeT, Guggenheim e MoMa ci hanno stordito per la quantità e il valore delle opere che racchiudono e per la vastità degli ambienti. Altre istantanee che abbiamo portato a casa dal nostro viaggio sono state quella della pittoresca Little Italy addobbata a festa con tricolori ovunque (anche se ormai soffocata dalla vicina Chinatown) e quella della scalata dell’Empire State Building, dove ci siamo sentiti protagonisti del nostro “Amore splendido” come Cary Grant e Deborah Kerr.

 

Abbiamo percorso buona parte dei 341 ettari del Central Park per ammirare la sua imponenza, i suoi deliziosi angolini nascosti e per dar da mangiare agli scoiattoli, e non ci siamo nemmeno fatti mancare due piroette con i pattini sul Wallman Rink ghiacciato.

 

Un posto a New York che mi è particolarmente piaciuto è stato la High Line: un vecchissimo tratto di ferrovia sopraelevata, rimesso a nuovo e aperto al pubblico nel 2009, che lungo il suo percorso, da Gansevoort Street nel Meatpacking District e fino alla 34th Street a Chelsea, regala scorci suggestivi sull’Hudson River. In pratica, è come se fosse un parco sospeso a circa 11 metri d’altezza, bellissimo!

 

Vicino alla High Line si trova anche un’altra attrazione che mi è rimasta impressa: il Chelsea Market, un vero e proprio paradiso gastronomico. Si trova a Chelsea sulla 9th Avenue, ed è un edificio dagli interni molto caratteristici in stile “archeologico industriale”, dove fermarsi per un succulento pranzo o una cena a base di sushi, pesce fresco e tanto, tantissimo astice!

 

Le due vere chicche inaspettate sono state un angolino nascosto nel West Village che conoscono solo gli abitanti della zona, tranquillo e silenzioso, dove fermarsi un attimo a godersi un po’ di sano riposo, cioè il parchetto della Chiesa di St. Luke in the Fields su Hudson Street; e poi Washington Mews, un piccolo vicolo che si trova accanto a Washington Place. Un tempo la stradina era fiancheggiata da stalle per i cavalli di proprietà dei ricchi abitanti delle case della zona. Oggi i cavalli non ci sono più, ma il vicolo rimane veramente molto caratteristico.

Infine, il culmine del nostro viaggio è stata la romantica gita notturna in carrozza per Central Park, con la copertina sulle ginocchia, sotto le stelle di New York e il sapore della neve che cominciava a cadere, come un candido dono di Natale solo per noi due.

 

La meraviglia di Central Park sotto il manto bianco con i grattacieli sullo sfondo.

 

A raccontarlo così, il viaggio mio e di Stefano a New York, sembra sia stato tutto facile e scontato. Peccato che ci fosse almeno un grande ostacolo al raggiungimento di quel grande obiettivo: le mie gambe.

 

Già, le mie gambe

I newyorkesi sono famosi per essere grandi camminatori. Certo, c’è l’efficientissima metro, a saperli prendere al volo ci sono i taxi disponibili giorno e notte, ci sono anche le macchine a noleggio, ma la verità è che devi scarpinare – lo abbiamo provato sulla nostra pelle – e dunque devi mettere due cose in conto e in valigia: scarpe comode e gambe in forma.

 

E le mie gambe, in forma, da qualche tempo non lo erano proprio per niente.

 

Io, che da sempre soffro di insufficienza venosa e che in quel periodo facevo fatica persino fare una passeggiatina a corto raggio… come avrei potuto affrontare il rischio di stasi venosa durante il lungo viaggio aereo, o godermi davvero New York una volta arrivata? Avevo però un bel po’ di mesi per prepararmi visto che il viaggio era stato programmato con cura e in largo anticipo.

 

Il mio programma intensivo

Così mi sono messa di impegno per riuscire ad arrivare a New York su gambe nuove: più toniche, più forti, più sane! E ce l’ho fatta. Ecco come ci sono riuscita:

  • Assunzione di integratori con effetto flebotonico a base di bioflavonidi e vitamine, per rinforzare le vene in modo naturale e sgonfiare gambe e caviglie migliorando la circolazione;
  • Dieta per perdere 5 kg di troppo e alleggerire le gambe. Per tre mesi ho mangiato davvero sano. Ho anche resistito ai dolci per poter arrivare a New York e gustarmi qualche tipica golosità, come brownies, muffin e cupcakes, gingerbread cookies, coloratissimi marshmallows da sciogliere nella cioccolata calda…
  • Tanto moto. Camminate a passo veloce prima di andare al lavoro, stretching per stirare i legamenti arrugginiti, bicicletta al posto della macchina e… basta, altrimenti non sarei arrivata viva alla data della partenza;
  • Shopping mirato di scarpe con tallone rinforzato per migliorare la spinta plantare e collant a compressione graduata per aiutare il lavoro delle vene;
  • Gel rinfrescanti, defaticanti e anti gonfiore. Un toccasana! Ho iniziato a usarli prima della partenza e si sono rivelati miracolosi durante il viaggio. Applicati a fine giornata, su gambe e piedi doloranti, mi donavano un sollievo immediato e una sensazione di leggerezza che perdurava fino al mattino dopo, quando li riapplicavo prima di immergermi di nuovo nel fantasmagorico marasma newyorkese e vivere una nuova avventura.

 

Risultato? Le gambe mi hanno supportata alla grande

Le mie “nuove” gambe, più felici e in forma, mi hanno insegnato che non potevano, non dovevano essere loro a limitare la mia voglia di avventura e frustrare il mio desiderio di conoscere il mondo. Mi hanno insegnato che, curandole quando è tempo, proteggendo le vene, facendo attività fisica e mangiando in modo sano… sarò pronta a inseguire i miei sogni, ogni volta che lo vorrò!

 

Ed ecco la mia New York. Fai lo zoom per un maggior dettaglio della mappa, allarga per una visione d’insieme: scoprirai i miei luoghi del cuore e quanta strada sono riuscita a percorrere a piedi: oltre 30 km! 

 

Le storie e i personaggi riportati all’interno di questo articolo sono inventati e pertanto non riferibili a persone e/o accadimenti specifici, tuttavia esse sono anche frutto di una rielaborazione di situazioni realistiche e pertanto in qualche modo rappresentative di episodi teoricamente possibili.

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